La terapia familiare si pone come obiettivo quello di provare a districare i problemi provenienti dalle relazioni dall’intero nucleo familiare o anche da uno solo dei suoi membri. La terapia in questo caso può non essere (solo) individuale bensì di gruppo, con il fine di modificare i meccanismi che causano il disagio di tutti.
Le relazioni familiari sono complesse e a volte difficili da gestire. il confronto tra diverse generazioni, la crescente difficoltà educativa, l’incertezza per il futuro, portano i genitori ad entrare in conflitto con i figli e viceversa.
Spesso capita che i figli (adolescenti o anche giovani adulti) vengano “portati” controvoglia in terapia dai genitori, alla ricerca di una una soluzione a problemi relazionali che non riescono ad essere gestiti in autonomia, quali rabbia e aggressività da una parte, chiusura e silenzio dall’altra. In situazioni del genere può essere utile fare in modo che tutta la famiglia o parte di essa venga coinvolta nel processo terapeutico. Innanzitutto perchè in questo modo il soggetto considerato “problematico” non viene isolato e caricato da solo del senso di colpa di essere “sbagliato”. Inoltre perché se non cambiano le strategie di comunicazione e relazione tra le parti coinvolte, non è detto che agire solo sul singolo individuo possa portare a benefici allargati. Ove siano evidenti elementi di sofferenza del nucleo familiare, si può quindi pensare ad una terapia individuale da un lato e ad una terapia familiare dall’altro.
Capita anche al contrario che la terapia familiare possa mettere in evidenza difficoltà individuali o nei sottosistemi familiari (coppia genitoriale, fratelli/sorelle, terza generazione, figlio/genitore) che a questo punto possono essere affrontate direttamente.